martedì, dicembre 21, 2004

Join the Barack Brigade

Erano tempi non sospetti. La Convention democratica di questa estate. Prima di John Edwards e prima di John Kerry (qualcuno se li ricorda ancora?), a Boston vidi salire sul palco un giovane quarantenne di colore. Barack Obama, sangue misto, kenyano-hawaiano-americano. Avvocato civilista, specializzato nel sociale. Presentato come l'astro nascente del partito democratico. Dopo cinque minuti, la folla era totalmente paralizzata. Pendeva dalle sue labbra, incatenata da uno speech che non lasciava appello.

La sensazione era quella di avere di fronte un uomo diverso. Un politico diverso. Uno che superava in un salto la contrapposizione destra-sinistra e posizionava noi orfani politici sul nuovo asse integralismo-progressismo. Il "nemico" dei vari Bush, Cheney, Osama, Buttiglione... Idee, finalmente, semplici e chiare. Nessun compromesso. Nessuna corsa al centro. Un programma politico, cazzo...

Poi la storia. Barack vince nel suo collegio, contro il senatore repubblicano uscente, con uno schiacciante 71%, risultato più alto ottenuto da un candidato democratico alle elezioni dello scorso novembre. Unico senatore afro-americano da venticinque anni negli USA. E, questa settimana, Newsweek, lo elegge uomo dell'anno, in contrasto con l'uomo dell'anno di Time, il solito Giorgino Bush, sancendo uno scontro che non è personale, ma epocale.

Barack (leggete il suo blog ) è perfetto, come solo gli uomini nuovi sanno esserlo. Il carisma di Kennedy, il pedigree giusto per affascinare i no global, idee coerenti per attirare il voto dei moderati benpensanti. Adesso rimane solo da vedere quanti anni mancano perché gli USA accettino l'idea di un presidente di colore. Ma una cosa è certa: se mancano meno di trent'anni, l'unico che può farcela è Barack Obama.

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