giovedì, dicembre 02, 2004

Il fascismo come malattia mentale

Che io sappia nessuno a mai provato a dare una spiegazione patologica del fascismo (o della sua degenerazione religiosa, l'integralismo): eppure, molti psicologi, tra cui Kohlberg, hanno più volte rimarcato come nello sviluppo morale dell'individuo, lo stadio dell'integralismo sia uno dei passaggi attraverso cui il bambino prima, e l'adolescente poi, passano, sino ad arrivare alla maturazione completa e adulta del pensiero morale.

In particolare, si tratta della penultima fase, quella in cui si esternalizzano le norme morali e si massimalizza il concetto di dovere: in altre parole, si fissa la regola "fuori di sè", per poter essere più certi dell'efficacia della norma stessa. Questa fase dovrebbe essere solo un passaggio, che conduce nell'ultimo stadio all'interiorizzazione delle norme e all'età adulta.

Mi pare sempre più evidente che il grande scontro di "cultura", più che di civiltà, a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni, sia proprio tra queste due diverse fasi di maturazione dell'individuo e della società: da una parte chi abdica a prendersi le proprie responsabilità individuali e trasferisce le norme morali a una non-ben-precisata verità assoluta, in nome della quale tutto diventa possibile; dall'altra, chi ha raggiunto la maturità di saper accettare una morale più flessibile ed è disposto ad accettare che la verità sia frutto sostanzialmente di un incontro con l'altro e di una mediazione di posizioni.

Purtroppo, anche se la diagnosi fosse valida, la cura sarebbe probabilmente un po' più complicata. Non credo, infatti, che siano su tutto il pianeta quei 3/4 miliardi di lettini su cui fare sdraiare i pazienti...

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